— Bene, figliolo, il Capodanno l’abbiamo festeggiato… e ora devi divorziare da lei.
— Cosa?! — Amelia si raddrizzò di colpo, tesa come una corda. — Lei si rende conto di quello che sta dicendo? Divorziare? Magari vuole anche prepararmi la valigia?

Stefano si passò una mano sul viso, come se volesse cancellare la tensione che cresceva.

— Mamma, ti prego…

— E io ti prego di aprire finalmente gli occhi! — esplose Luisa Marcovna. — Quella donna ti comanda come una marionetta! Un uomo intelligente come te, e vivi schiacciato sotto il suo tacco!

*

Nessuna pace, nessun calore. Ma è davvero tua moglie, o cosa?

— Io comando? — Amelia rise brevemente, seccamente. — Davvero? E chi ieri correggeva ogni mia mossa? «L’albero non va bene, le candele non vanno bene, il cibo è troppo semplice»… Ero forse io?

— Almeno io ci provo! — urlò la suocera. — E tu? Nessuna cura per mio figlio!

Amelia fece un passo avanti, lo sguardo duro e tagliente.

— Non le basta che questa sia casa mia? E che per tutte le feste io abbia sopportato le sue frecciatine?

— Io cedo! — gridò Luisa. — Sto zitta quando non cucini! Ho sopportato che mandassi Stefano a comprare il latte! E non tocco nemmeno quel mobile vecchio di tua nonna, anche se sta cadendo a pezzi!

*

Stefano sollevò le mani:

— Per favore, calmatev…

— Tu non vedi niente! — lo interruppe la madre. — Lei non vuole figli, non vuole calore, non vuole impegnarsi! Sei solo comodo per lei!

Amelia posò la tazza con un colpo secco, che fece risuonare la cucina.

— Stefano, — disse piano, fredda come il ghiaccio, — o ora spieghi a tua madre che in casa MIA nessuno ha il diritto di umiliarmi…
Fece un passo.
— …oppure me ne occuperò io.

In quel momento Luisa si chinò verso il figlio, gli afferrò il braccio e sibilò:

*

— Stefano. Dì solo una parola. Una sola. E ce ne andiamo. Via da lei.

Amelia impallidì.
Stefano rimase immobile.
Il silenzio si fece denso, pesante.

E all’improvviso…

nella porta apparve una figura — qualcuno che nessuno si aspettava.

Nella cornice della porta stava Maria, la sorella minore di Stefano. Il suo volto era teso, e le sue mani tremavano leggermente. Sembrava avesse sentito più di quanto volesse.

— Mamma… basta, — disse con calma, ma con fermezza.

*

Luisa si voltò bruscamente:

— Maria? Che ci fai qui? Non sono affari tuoi!

— Sì, lo sono. Più di quanto pensi. — Maria entrò e fissò la madre negli occhi. — Sono venuta a trovarvi per le feste. E ho trovato… questo.

Luisa sibilò:

— Sto proteggendo mio figlio!

— No, mamma. — Maria scosse la testa. — Non stai proteggendo lui. Stai proteggendo il controllo che hai su di lui.

*

Stefano trasalì, come se avesse sentito una verità che evitava da tempo.

Maria continuò:

— Non vedi che è adulto? Che Amelia è sua moglie? E che tu… entri continuamente nella loro casa. Nelle loro decisioni. Nella loro vita.

Luisa impallidì.

— Tu… da che parte stai?!

— Dalla parte della famiglia, — rispose Maria. — Della vera famiglia. Quella in cui c’è rispetto.

*

Amelia rimase sorpresa: era la prima volta che qualcuno si metteva fra lei e la suocera non per attaccare, ma per difendere.

Maria guardò Stefano:

— Dille. Finalmente. Dì cosa vuoi TU.

Stefano inspirò profondamente, come prima di tuffarsi nell’acqua gelata.
Guardò Amelia.
Poi sua madre.

— Mamma… — la sua voce tremò. — Ti voglio bene. Ma…

*

Luisa si sporse in avanti:

— Ma?!

Si raddrizzò.

— Ma non permetterò che tu distrugga il mio matrimonio.

Un silenzio totale cadde nella stanza.

— Questa è casa nostra, — continuò. — E le nostre regole. Tu qui sei ospite. Sempre la benvenuta… ma solo con rispetto.
Prese Amelia per mano.
— Ti prego, accettalo.

*

Luisa si sedette pesantemente, come se tutta l’energia l’avesse abbandonata.

Maria le posò una mano sulla spalla.

— Mamma… non spariamo. Siamo sempre con te. Ma devi permettere a Stefano di vivere la sua vita.

Luisa sbatté le palpebre, come se qualcosa si fosse finalmente incrinato — o aggiustato — dentro di lei.

Amelia aggiunse dolcemente:

— Non siamo nemiche. Davvero. Ma non permetterò a nessuno — neanche a te — di trattarmi da estranea in casa mia.

Per la prima volta gli occhi di Luisa si sollevarono senza ostilità.

*

— Forse… — deglutì — potremmo almeno bere un tè?

Amelia annuì.

Maria tirò un sospiro di sollievo.

E Stefano sentì, per la prima volta da tanto tempo, un peso enorme scivolare dal suo cuore.

Più tardi, quando la casa si fu calmata, Amelia abbracciò suo marito.

— Grazie, — sussurrò. — Ho pensato che ti avrei perso.

— No, — rispose lui stringendola più forte. — È proprio te che ho ritrovato.

*

E su una sedia della cucina, con una tazza di tè, Luisa rimase seduta a lungo.
Guardava fuori dalla finestra.
E pensava:

“Forse… è davvero ora di smettere di trattenere mio figlio come un bambino. Forse è ora di lasciarlo vivere la sua felicità.”

Non era un equilibrio perfetto —
ma era un equilibrio vero.